Il Fantasy, due chiacchiere sul genere...

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Ary64
view post Posted on 26/9/2012, 16:10 by: Ary64
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Queste chiacchierate di Antonio Piras, le trovate QUI su FantasyMagazine, rubrica: l'Iside Svelata

Molto divertente e intrigante! ^_^

Specchio delle mie brame

Dove personaggi bislacchi discutono di mistica e di psicanalisi, si parla di uno Specchio Per Le Allodole, e anche Dante dice la sua.

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Medusa - terracotta del 560 a.C.
Museo Archeologico di Siracusa


In una notte d’Ognissanti, Alice, La Strega di Biancaneve, un Basilisco e una Gorgona si riunirono in segreto consesso nel Giardino d’Oltreconfine per discutere di questioni importanti.
— Conoscete il motivo di questa riunione — esordì La Strega di Biancaneve. — Abbiamo un problema comune.
— E il problema sono gli specchi, giusto? — disse la Gorgona, dandosi una rassettata alle serpi, e mantenendo lo sguardo basso per non rischiare incidenti diplomatici.
— No, il problema non sono gli specchi — le rimbeccò il Basilisco, che molto opportunamente aveva messo una benda sugli occhi. — Ma coloro che istigano a usarli per distruggerci: gli Umani.
Ad Alice sfuggì uno sbadiglio. — Mah, io non sarei così severa nel giudizio. E per quanto mi riguarda, con gli specchi ho un buon rapporto.
— Povera illusa! — la compianse il Basilisco. — Forse non te ne rendi conto, ma fra noi sei quella messa peggio. A noi gli specchi sono fatali, è vero, ma a te fanno qualcosa di molto più terribile, ti fanno crescere.
A queste parole il draghetto fece seguire una lunga filippica contro gli Umani. In particolare se la prese con un certo Plinio, che della sua genìa si era molto occupato. Sostenne che questo tizio aveva descritto dettagliatamente l’aspetto dei basilischi, consigliando agli Umani le armi idonee a distruggerli. E recitò a memoria: "E’ un drago, un rettile lungo solo dodici dita, che ha sulla testa una macchia bianca a forma di diadema e una cresta squamosa che somiglia ad una corona, grandi ali spinose, una coda di serpente che termina con la testa di un gallo. Il suo fiato avvizzisce la frutta. Il suo sputo brucia e corrode. Il suo sguardo spacca le pietre. Il suo sibilo fa fuggire i serpenti. Non striscia sinuosamente come gli altri rettili, ma avanza col corpo eretto a metà. L’odore della donnola lo uccide. Ma, contro di lui, l’arma più efficace è lo specchio: il basilisco è fulminato dal suo stesso sguardo velenoso”.
— Ma Plinio non fu il solo — continuò, sempre più alterato. — Un tale vissuto nel medioevo, Pietro il Piccardo, e un Santo di nome Agostino osarono affermare che noi basilischi non possiamo essere altro che la personificazione del Demonio, e altri Umani ne seguirono le orme, ponendo le nostre immagini nelle cattedrali per simboleggiare, di volta in volta, il Diavolo, la Collera, la Forza, la Lussuria, il tradimento degli ebrei. Ci raffiguravano in molti modi, per lo più come galli dalla coda di drago o come serpenti con ali di gallo.
— E nel XV secolo gli Umani vi usarono anche come rappresentazione della sifilide, che chiamarono appunto morbo del basilisco — puntualizzò Alice, lasciandosi sfuggire un altro sbadiglio. Era sempre stata una ragazzina d’indole sonnolenta.
E pensare che il nome Basiliscus, che traduce l’ebraico Sephà, significa "piccolo Re" — concluse il draghetto, sconsolato.
La Gorgona, che a proposito di sguardi velenosi e specchi si sentiva in diritto di dire la sua, agitò un serpente per chiedere la parola senza essere costretta a sollevare lo sguardo. — Ha ragione a lamentarsi — disse. — Gli Umani, fra l’altro, hanno messo in un bell’imbarazzo anche noi, associando le peculiarità del Basilisco al potere del nostro sguardo, che fa precipitare nel terrore e nella morte. Tant’è che qualche Umano ha persino insinuato che il primo basilisco sarebbe stato generato dal sangue sparso sulla terra di Libia dalla nostra povera sorella Medusa, quando Perseo la decapitò. Come se non lo sapessero tutti che noi non c’entriamo, e che voi draghetti nascete dall’uovo fecondato da un gallo di sette o quattordici anni, deposto sul letame e covato da un rospo oppure da una rana. Ma a noi Gorgoni gli Umani hanno riservato altri maltrattamenti. Tanto per dirne una, dopo che la loro mitografia ci aveva descritto così come siamo, mostri zannuti ed alati, con la nostra bella capigliatura di serpenti, nella tradizione popolare greca, soprattutto quella delle comunità di pescatori, ci hanno tolto le ali sostituendole con una bella coda di pesce, e il nome Gorgona è diventato impropriamente equivalente di Sirena. E la confusione fra Gorgones e Sirene ha fatto sì che, nei porti delle cicladi e delle ionie, molti caicchi si ritrovino il nome GORGONA. A completare il pasticcio, poi, ci si è messa anche una leggenda greca, che parla di una Sirena-Gorgona sorella di Alessandro Magno. Questa leggenda racconta che la Sirena poneva ai naviganti la domanda: “Vive il re Alessandro?”. Se quelli rispondevano “è morto”, la Gorgona iniziava un pianto straziante e selvaggio, che provocava onde gigantesche e fortunali, con inevitabile naufragio dei malcapitati. Se invece, mentendo, rispondevano “vive, regna e domina il mondo”, li lasciava passare indisturbati. E questa leggenda ha ispirato anche una canzone molto diffusa a Creta, nella quale si parla di una Gorgona-Sirena sorella di Alessandro il Grande. E pensare che noi non abbiamo nulla a che fare con il mare, a parte i genitori, divinità marine di prima generazione.
— Veniamo al sodo — sollecitò La Strega di Biancaneve. — Non intendo farmi carico dei vostri problemi esistenziali, io. Ne ho già abbastanza di miei. E gli specchi ne sono l’origine. Se non ne trovo presto uno sincero, veramente sincero, rischio turbe mentali irreversibili.
Alice si stiracchiò. — Credo sia giunto il momento di darvi qualche dritta, amici miei. Non giudicatemi presuntuosa, è solo che, in un certo senso, vedo le cose da posizione privilegiata.
— Che cosa vuoi dire? — domandò il Basilisco, incenerendo una petunia carnivora con lo sputo.
— Che è solo una questione d’interpretazione. Da un punto di vista strettamente letterario io sono stata creata più moderna, bazzico nuove stregonerie, tipo la psicanalisi e altre cose così. Voi prendete tutto alla lettera, dimenticando che agli Umani piace esprimersi per simboli.
— Mm... — commentò in tono alterato La Strega di Biancaneve, per niente convinta.
— Mm... — bofonchiò il Basilisco.
— Mm... — sibilò la Gorgona. — Continua.
— Be’, non è poi così complicato. Prendiamo il nostro amico Basilisco. A sentire un certo Jung, un Umano piuttosto bizzarro, tutto ciò che è infimo simboleggia la materia prima da trasformare, la materia da cui partire per lo svolgimento dell’Opera e per il raggiungimento del tesoro dei tesori, la Conoscenza. Tant’è che gli alchimisti usavano le allegorie degli animali demoniaci, quali il Serpente, il Drago, il Corvo e appunto il Basilisco, per indicare lo status inferus da cui partire per lo svolgimento dell’Opera. Il Basilisco diventa così il simbolo del Mercurio Filosofale, il Terribile Guardiano che deve essere ucciso per aver accesso al tesoro.
— Deciditi! — protestò la Gorgona. — Parli di psicanalisi o di alchimia?
Alice regalò al consesso un altro sbadiglio rumoroso. — E dov’è la differenza? Lo dicevo prima: è solo una questione di punti di vista e, semmai, di linguaggio. Per giungere alla stessa conclusione degli alchimisti la psicanalisi dirà che il Basilisco è un’immagine dell’inconscio, terribile per chi non la riconosce, perché capace di disgregare la personalità. E dirà anche che le zone d’ombra della personalità possono nuocere agli Umani, finché non le guardano allo specchio e non imparano ad accettarle.
— Ehi! — esclamò allora la Gorgona, come folgorata dalla propria immagine, riflessa dallo specchio di un Perseo di passaggio. — Allora, tutto questo riguarda anche me!
— E questo sarebbe il problema degli Umani, eh? Guardare in faccia il mostro — bofonchiò La Strega di Biancaneve, riflettendo.
— Già, sapendo che mostruosità e regalità coincidono — riprese Alice. — Ci ricordavi, draghetto, il significato del tuo nome, no? Piccolo Re.
— Secondo me, il tuo ragionamento finisce per essere piuttosto ambiguo — disse La Strega di Biancaneve, che aveva finito di riflettere, e aveva deciso di dimostrare la sua competenza in quella materia. — Farebbe presupporre che, per gli Umani, i simboli possano avere una spiegazione puramente psicologica. Io invece credo che, se l'interpretazione psicologica non va scartata a priori, il contenuto di un simbolo non sia, per loro, irrazionale ma puramente spirituale. Non sono per niente d’accordo, tanto per essere chiara, con le tesi che collocano l’origine di un simbolo nell’inconscio collettivo.
— Mah, non è la prima volta che mi giudicano ambigua — commentò Alice, facendo spallucce. — Ma a Lewis Carroll che mi ha tratteggiata così è andata anche peggio: gli hanno dato persino del pedofilo.
— E, a conforto della mia convinzione, tornerò per un momento agli specchi — riprese La Strega di Biancaneve, che aveva quella fissa lì e non c’èra niente da fare. — Perché, nelle mani degli Umani, lo specchio diventa l’Arma? Semplice, perché per loro è il simbolo più diretto della contemplatio, la visione spirituale, e quindi della gnosi. Rappresenta, in un certo senso, il simbolo dei simboli, perché si presta a manifestare la natura della Mistica. Mi viene in mente che certi Umani del buddismo T’chan ossequiano un dogma che, fra l’altro, recita: “tutti gli esseri possiedono, in origine, l'illuminazione spirituale, nello stesso modo in cui è nella natura dello specchio splendere. Se, al contrario, le passioni velano lo specchio, esso è allora invisibile, come se fosse ricoperto di polvere”. Vedi bene, Alice, come queste conclusioni escludano l’interpretazione strettamente psicanalitica del simbolo. A maggior supporto, ti ricordo che presso gli Umani, i medesimi concetti ricorrono, sotto varia forma, nelle tradizioni Tao e Shinto, nel Sufismo, nella Mistica Islamica, nella teoria indiana della Maya. E questo solo per fare qualche esempio. Un Umano piuttosto famoso, un poeta di nome Dante, in un suo poema altrettanto famoso fa dire ad Adamo: “perch’io la veggio nel verace speglio/ che fa di sé pareglio all’altre cose/ e nulla face lui di sé pareglio”.
— Mm... Mi sorprendi, megera — sibilò a denti stretti Alice, che si sentiva un po’ spiazzata. — Sembra che tu sappia tutto sugli specchi, eppure non riesci a risolvere il tuo problema.
La Strega di Biancaneve sorrise con intento bonario, ma la smorfia che le distorse il mento peggiorò la sua espressione trucida. — Sciocca ragazzina, c’è specchio e specchio. Nel mio caso l’oggetto che mi tormenta è lo Specchio Magico, che ha altra natura, altro significato, altro scopo. Attualmente sto cercando di costruirne uno nuovo, seguendo le tecniche operative descritte da un Umano chiamato Davidson. Ma di questo ti parlerò un’altra volta, forse. Il tuo specchio, piuttosto, se analizzato da un punto di vista mistico si è rivelato un vero fallimento: ha smesso di riflettere la tua immagine e si è lasciato attraversare impunemente, sottraendoti alla vera crescita con le lusinghe dell’immaginazione. Non era altro che uno Specchio Per Le Allodole.
— Uff... Tu mi ricordi la Regina di Cuori, sputi sentenze gratuite e affrettate — si lamentò Alice. — Ti potrei rispondere che lo specchio in cui il simbolo si riflette come immagine di un archetipo eterno è proprio l’immaginazione, e che è la ragione, con la sua capacità di discernimento, a riflettere il puro spirito. Ma adesso sono stanca, e questa discussione dovremo riprenderla in un’altra occasione... Uh, che sonno! Me ne andrò a dormire con Frufrù.
— Ehi! Un momento! — protestò il Basilisco, che se n’era stato zitto zitto ad ascoltare il battibecco fra le due. — Non siamo giunti a nessuna conclusione. Dovevamo studiare le contromisure, o sbaglio?
— Non hai ancora capito? — gli disse la Gorgona. — Se le cose stanno come dice la lamia, non c’è niente da fare, non esistono contromisure.
— Ha ragione. Fin quando gli Umani, per crescere, avranno la necessità d’incontrarsi con l’ombra, con la morte, con la trasformazione, fin quando avranno l’esigenza di guardare in faccia il mostro, continueranno a utilizzarvi. Non ci si può far niente, e la questione è chiusa — confermò La Strega di Biancaneve, frugando nel tascone segreto del mantello. — E, vi dirò, dopo tanto parlare m’è venuta una gran fame. Ho delle mele con me, ne volete?
Ma Alice si era già avviata, la Gorgona declinò gentilmente l’invito agitando le serpi e il Basilisco, facendo finta di non aver sentito, si girò e strisciò lontano. Così la riunione si sciolse.

NdA
Per coloro che, in questo insolito dialogo, avranno notato l’uso del nome “Gorgona” in sostituzione del più usato “Gorgone”, si precisa che la scelta è dovuta all’intento di mantenermi fedele all'etimologia greca.
Ringrazio Lucilla Magni Lazaridis sia per le precisazioni etimologiche sia per le notizie sul “pasticcio” mitologico Gorgona-Sirena.


Autore: Antonio Piras - Data: 14 luglio 2003
 
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