Il Club della Biblioteca di Hogwarts

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Aliseia
view post Posted on 7/11/2010, 14:52 by: Aliseia




Dalla discussione sul collezionismo librario (e sui libri creature vive) sono nati certi pensieri ispirati da un film.
O dovrei dire, ancora, da un libro. Anche se è un libro che non ho letto.
Si intitola “ Il Club di Jane Austen”. Film carino. Non so come sia il libro.
Ma l’idea che ne è alla base è bellissima, di quelle che ti scaldano il cuore.
Un gruppo di amiche e di amici decide di riunirsi in nome della comune passione per i romanzi di Jane Austen.
Sei amici per sei romanzi. Una riunione mensile, dove ognuno assume l’impegno di leggere un libro della bibliografia di Jane, per poi riferirne agli altri e discuterne insieme.
Com’è inevitabile, tra persone adulte che la vita coinvolge in tante altre cose, si finirà per parlare di sé, degli amori e dei dolori di questi sei romantici, anacronistici, deliziosi lettori.
Ora, ovviamente, lungi da me l’idea di fondare il Club di Joanne.
Snape è il nostro libro.
Un libro in copia unica, ma soggetto a miriadi di interpretazioni.
Snape è quel manuale di pozioni che nel sesto capitolo della saga passa di mano in mano, un libro che alcuni ignorano, e che altri cercano appassionatamente di decifrare.
In copia unica, perché annotato (e forse da più mani), e perciò speciale, e in continua evoluzione.
Un libro “tecnico”, ma insieme, involontariamente, un diario di emozioni e pensieri.
“Per i nemici” scrive il giovane Snape accanto al suo Sectumsempra.
Mi immagino la sua mano pallida e magra, mentre traccia l’avvertimento calzando un po' la mano sulla piuma, quasi ad incidere, a ferire la carta bianca.
Per i nemici.
Ma quante pozioni, chissà, ha riscritto modificate per far colpo su quell’amica, che accanto a lui sorride, ma già solleva intorno lo sguardo curioso.
Altre, nel Forum, vorranno riunirsi intorno alla Mappa del Malandrino.
Anche quella a suo modo un libro. Un libro vivo, sempre diverso.
Un libro che Snape non è mai riuscito a capire.
Allora, quand’era ragazzo, perché già troppo vecchio per giocare. Già oltre.
Adesso, da adulto, mentre la fissa, in piedi nel corridoio a stento illuminato, e il suo sguardo di adolescente ferito annebbia le sue indubbie capacità di mago.
Ma alcune di noi ci proveranno, a carpire il segreto di quell’eterna giovinezza.
Nei meandri di una Hogwarts illustrata, scorgeranno le antiche impronte: toh, eccoli lì riuniti, quei quattro, in partenza per una nuova scorribanda notturna.
Nel frattempo, in un’altra tra tante notti, Severus veglia fuori del dormitorio dei Grifondoro.
Chissà se c’è un libro a tenergli compagnia. Ma ancora la sua vista s’appanna. È l’amore che sempre distrae.

Ecco perché, nel sovrapporsi di gioie e dolori e speranze di quelle eterne notti incantate, non ho voluto fondare il solo Snape Club, sezione pitonica di questo gruppo di romantiche, sempre giovani lettrici.
Ma l’ho chiamato il Club della Biblioteca di Hogwarts. Affinché nessuna impronta sfuggisse ai nostri sguardi amorevoli e attenti.
Per ricordare da dove siamo partiti.
Per riaffermare che è così bello, a volte, parlare anche d’altro. Parlare di noi.
 
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