La Soglia, Visioni, sogni e letteratura del soprannaturale

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Aliseia
view post Posted on 3/6/2010, 22:28 by: Aliseia




"Il Vicolo tenebroso" di Jean Ray




Mi è tornato in mente questo racconto leggendo il romantico post di Beatrix, quello sulla dama bianca di Carew.
Il racconto di cui accennerò, in realtà, parla di tutt’altro. Ma mi affascinava la tematica amorosa collegata all’orrore.

I vampiri, dicevamo poco sopra…
Così carnali, così sensuali.
Ma può un fantasma, essere algido ed evanescente per definizione, suscitare veri e propri sentimenti amorosi?
Un fantasma che si presenti nel modo tradizionalmente più conosciuto: invisibile, indefinibile?

Jean Ray, scrittore belga dalla vita avventurosa, non è molto conosciuto.
Gli intenditori lo considerano comunque uno dei maestri della letteratura fantastica del ‘900.
E il suo “Vicolo Tenebroso” è una delle più affascinanti, spiazzanti, disturbanti storie di fantasmi mai raccontata.
Cito la trama a memoria, e chiedo già scusa per le imprecisioni.

Questa è una doppia storia, a dire il vero, giocata su piani spaziali e temporali diversi.
O forse no. Forse il tempo e lo spazio sono gli stessi, ma i protagonisti in qualche modo vivono una diversa qualità di vita, e non s’incontrano mai, se non (ma non è certo) nel tragico finale.
Due diari, in due diverse lingue, ritrovati per caso nel porto di Amburgo, raccontano appunto una doppia storia di perdizione.
Sono due racconti misteriosamente collegati tra loro, sebbene diversissimi nei toni e nelle caratteristiche dei protagonisti.
Una storia parla di una casa, infestata da fantasmi e presenze malvagie.
Nella seconda storia un ladro scopre un vicolo che gli altri non vedono, entra in una casa apparentemente disabitata, e lì ogni giorno ruba un oggetto, un piatto, che un diabolico sconosciuto gli paga profumatamente.
Ogni giorno il ladro torna nella casa, e ogni giorno ritrova il piatto nello stesso punto in cui l’aveva prelevato la prima volta.
Inutile dire che la casa è la stessa, e che non sapremo mai con certezza in che modo le due vicende sono collegate.

Ma qui ci interessa la prima storia, che è in realtà una storia d’amore.
Intrisa d’ambiguità e di sensualità repressa.
Lei, che è una signorina apparentemente irreprensibile, lavora come governante presso tre anziane sorelle.
Lui è un fantasma. Non un morto che ritorna, ma una vera e propria creatura aliena, invisibile agli occhi di lei, ma reale, così reale da doversi nutrire.
Le anziane signore che abitano la casa ne intuiscono la forza malvagia, o forse solo la diversità. E lo combattono.
Ma lei no. Lei lo sente piangere: un lamento, “moa moa”, che sembra quello di un cucciolo, di un bambino.
E fa quello che qualunque donna farebbe, di fronte a una creatura che piange: gli porta da mangiare.
Lui sembra gradire solo il latte: nel buio della stanza lei lo sente lappare come un cane.
Lei non lo vede, ma ne sente il patetico richiamo, e continua a tornare.
Un giorno lei lo avverte anche con gli altri sensi: l’aria si sposta, e un vento tiepido attraversa i capelli della donna.
Poi quel soffio così tenero si posa per un attimo sulle labbra della giovane, e lei scrive: “ne ricavai una strana vergogna”.

Non racconto oltre, perché la storia è lunga e complicata, e non sarò mai ben sicura di aver capito tutto, anche dopo più letture.
Ma non importa.
Resta quell’emozione, il senso dell’indicibile, l’inspiegabilità e la diversità dell’amore: l’impressione tenera, imbarazzante, struggente, di un fantasma e della donna che lo ama.

La casa stregata di Fulhalm Road e altri orrori (2007 - La biblioteca di Profondo Rosso n. 12)
 
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16 replies since 7/3/2010, 14:12   1265 views
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