CITAZIONE (Nykyo @ 30/3/2010, 10:45)
Severus l'ha donata a tutti e, che se ne sia accorto o no, non è stato più solo.
Ah, Ny, quant'è bello il tuo post
Questo confronto tra le solitudini dei Beatles e quella (quelle) di HP è molto stimolante.
Anche i Beatles, come il nostro Severus, sono un caleidoscopio di solitudini.
Le solitudini narrate (cantate) e quelle vissute.
Il racconto di Eleanor Rigby, un rosario di solitudini sentimental-esistenziali, e la solitudine cercata, adorata, sognata dal giovane Lennon nei suoi Campi di Fragole.
Chiuso in un universo privatissimo e distante, in fuga da folle e clamore.
Un piccolo mondo autoreferenziale e un po’ pericoloso, trionfo del sogno ma anche della rassegnazione, della tolleranza e della spiazzante relatività:
“Niente è reale
E non c’è niente di cui preoccuparsi
…
Sempre, no, qualche volta, penso di essere me stesso
Ma tu sai che io so quando è un sogno”
La solitudine del gruppo.
I Beatles, a loro volta piccolo universo perfetto, autosufficiente, autoreferenziale, chiusi nella loro bolla, soli contro il mondo (“A volte, fra le urla dei concerti, quando eravamo stanchi o rauchi, non cantavamo nemmeno. Ci limitavamo a muovere le labbra”)
I Beatles organismo circolare e compiuto.
Non privi comunque di una spinta esterna, che alla fine romperà la bolla.
Niente di male: era destino. È la vita.
Ma, prima della rottura, anche noi che allora eravamo piccoli piccoli, anche quelli che sono nati dopo, tutti venimmo tirati a bordo del Sottomarino Giallo.
Tutti fummo arruolati nella Banda del Sergente Pepper.
In mondovisione, tra fiori, palloncini, e tutta l’improbabile coreografia dell’Estate dell’Amore, i Beatles lanciarono un messaggio che suonava vero, o, almeno, credibile: “Non c’è nessuno che tu possa salvare, che non possa essere salvato”
L’amore è rischio. È movimento, non chiusura.
(Ecco perché, il primo che mi paragona i Beatles ai Malandrini, chiamo il Sergente Pepper e lo faccio arrestare
)
La solitudine, infine, affrontata come scelta impopolare, all’epoca dello scioglimento, all’epoca in cui scoprirono di avere persino una vita vera, finalmente strappata al gossip e alla tirannia dei fans.
Amicizia e impopolarità.
Gruppo e coppia.
La solitudine del perdente e quella dell’asceta.
L’amicizia che sfida il mondo. L’amore che cambia il mondo.
Inutile dire quanto tutto questo mi ricordi Severus.
Lily, i Malandrini (ebbene sì). Anche Harry, certo.
Ma forse è solo che Severus ha fatto nel mio cuore la stessa strada.
Dall’idolatria del momento, all’eterna complicità.
(No, non siamo soli).