E in gabbia lo terrò…
Non mi prendete alla lettera, mi raccomando.
Detta così sembro Misery dal romanzo di Stephen King.
Ma… tranquilli, non ho prigionieri in casa.
E manco li vorrei, perché sono per il “vivi e lascia vivere”, un’irriducibile solitaria, che lascia liberi gli altri soprattutto per un bisogno assoluto, egoistico, tutto suo, di libertà.
Ma mi è saltata agli occhi un’analogia fra tanti dei miei idoli. Ed è una cosa che mi ha stupito, dal momento che, accanto a quel culto un po’ maschile per la libertà, ho anche una certa predisposizione molto femminile alla dipendenza, soprattutto nelle attività pratiche.
Ok. Il punto di partenza è Marlon Brando.
Mai mi era sembrato così sexy come in “Un Tram chiamato desiderio”.
Marlon Brando che fa il bullo in giacca di pelle può anche essere superato.
Ma Stanley Kowalski, urla e t-shirt strappata, oh, quello no…
Ho letto un libro che si intitola “I miei amori in prima fila”. L’ha scritto Antonia Quirke, una brillante e spiritosa giornalista inglese.
In apertura c’è un episodio molto divertente. Lei, bambina di 10 anni, non aveva mai visto un film.
Una sera sorprese i genitori che vedevano proprio QUEL film, con Marlon Brando. Lui cominciò ad urlare “Stella, Stella!!!”. E lei andò in iperventilazione, al punto che i suoi dovettero chiamare l’ambulanza.
E così ho pensato a Marlon Brando.
Brando non era un idolo adolescente, come James Dean o Sal Mineo. Troppo pesante.
Brando era un maschio in gabbia.
L’energia virile compressa in quattro pareti. C’è una strana analogia con molti idoli della mia vita.
Anni fa lessi Ricorda con Rabbia, di Joe Osborne. Per tre giorni camminai a un metro da terra.
Ero felice e infelice nello stesso tempo.
Non riuscivo a togliermi dalla testa Jimmy Porter. Il giovane uomo che, chiuso in poche stanze con la moglie Allison, non fa altro che tormentarla, tormentarsi, e parlare male del mondo.
Non esattamente un buon partito, o un uomo con cui poter vivere serenamente.
Tutte fingiamo più o meno di amare l’avventuriero, o l’esploratore. Quello che colpisce e fugge,
Ma forse spesso vogliamo esattamente l’opposto.
Un uomo selvatico che sia costretto però nello spazio angusto di un appartamento.
La sua vita emotiva e sentimentale, la sua carica erotica, devono essere compresse in una stanza.
O, meglio ancora, in spazi ancora più piccoli, anche se dilatabili all’infinito, come uno schermo tv, un libro, un sogno segreto.
Che sia Kowalski, Jimmy Porter, un affascinate Vampiro da requisire al mondo, o, sì, Sirius Black.
Gli uomini irreali.
Idoli.
La loro energia deve implodere, affinché le donne che li adorano possano stare tranquille.
Quante di noi hanno odiato Buffy, che trascurava lo splendente Spike del sotterraneo?
Delirante, devastato dai rimorsi. E prigioniero soprattutto di se stesso e dei propri ricordi.
E, a pensarci bene, non siamo tutte qui a celebrare un uomo che è stato prigioniero per tutta la vita (ricordi, rimorsi, ossessioni), compresso nella sua autodisciplina, vivo solo nella speranza della sua missione e del conseguente riscatto?
Ecco, appunto: un prigioniero.
Edited by Aliseia - 10/4/2010, 17:23