Le delicate creature, Sul collezionismo di libri (e non solo).

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Aliseia
view post Posted on 23/10/2010, 15:33




Prendo spunto dal libro di Simone Berni “Manuale del cacciatore di libri introvabili”.
Cacciatore…
Le parole sono importanti.
Il lettore, anche appassionato, anche accanito, non è sempre un collezionista.
E il collezionista non è sempre un cacciatore.
Non è raro però trovare individui che queste caratteristiche le comprendano tutte. In vario grado e non sempre nella versione più “pura” (si intende definita in modo netto, senza sfumature e zone d’ombra).
Io per esempio sono una lettrice pigra, distratta, lunga nei tempi fino ad autodefinirsi “ruminante”. Eppure amo i libri. Li amo da quand’ero bambina, da prima di saper leggere. Ricordo un vecchio capriccio, per cui ogni sera, per parecchie sere, piansi e strepitai, urlando: “Voglio una favola!” Dove per favola non intendevo un racconto, ma proprio un libro di favole, con figure e copertina dura! Caspita, quelli sì che erano libri!
Scoprii poi che i libri non erano solo oggetti colorati e incantevoli, ma piccoli mondi di parole, oggetti magici, dove tutto poteva accadere, e che facevano accadere cose.
Per molti anni rimasi lettrice, appassionata ma incostante, e dimenticai il collezionismo.
Qui bisognerebbe aprire parentesi.
È possibile spiegare il collezionismo? Non vuol dire raccogliere cose. Non è solo metterle in ordine, dar loro un senso, strapparle all’insulto e alla devastante indifferenza del tempo.
Il collezionismo è una febbre. Questa io la conosco bene. Non dovete pensare al magnate solitario, ricchissimo, che nella propria irraggiungibile dimora raccoglie reperti introvabili e (quasi) senza prezzo. È una febbre che prende a volte per cose di scarsa o nulla importanza, tasselli di un disegno più grande. È la volontà quasi divina di dare un ordine al mondo, il bisogno di completare un progetto. Che però, questo è essenziale, appare tanto più bello e desiderabile solo finché è incompleto.
Trovare un oggetto è un caso.
Trovarne un altro ad esso legato a volte è solo una curiosità.
Ma cercare e trovare il terzo è già collezionismo.
È allora che ti prende la febbre.
Questo è, diciamo, lo stadio primitivo, la luna di miele.
Poi arriva la passione vera, che è fatta di pazienza, perseveranza, rigore.
Qui fallisco io, che sono capricciosa e incostante anche nei miei acquisti. Compulsiva. Vedo un oggetto che mi colpisce e devo averlo. Ipnotizzata lo prendo, la ragione annebbiata, la volontà prigioniera. Poi mi rilasso.
Ebbene, il vero collezionista prima di comprare ragiona, colloca i dati, ha in testa un disegno più ampio.
Ecco perché non potrei definirmi collezionista. Ed ecco perché amo il collezionismo, che mi permette di allenarmi allo sforzo di volontà, al rigore, come scrivevo sopra. Persino alla rinuncia, se occorre.
Il Berni mi collocherebbe tra gli onnivori. E in parte avrebbe ragione. Nella mia vita ho collezionato di tutto, dai foglietti delle chewing gum (ricordate? C’erano serie bellissime!) ai tappi di bottiglia fino alle bambole antiche.
E ai libri.
Preferisco di solito oggetti che possano insegnarmi qualcosa. Ma non è che tutti i libri che colleziono, poi li leggo.
Anzi.
Lo so, può sembrare una bestemmia.
Ho libri comprati per essere letti, e altri per essere collezionati. Li amo tutti, anche se in modo diverso.
Potrei prestarvi un libro “da leggere”, ma mai uno da collezione (onore al Berni, che ha avuto il coraggio di dirlo. Un libro che hai collezionato non si presta! Prestereste un/una fidanzato/a?). E non perché i libri collezionati siano di maggior valore. A volte non è così. È che i libri da collezionare rispondono a un disegno diverso. A un bisogno quasi irrazionale.
Ci sono autori che amo e che non colleziono. E altri di cui ho letto poco, ma che, per ragioni infantili, magiche e imperscrutabili, voglio salvare in ogni edizione e in prima edizione.
Salvare”: questa è un’altra parola chiave.

Ma torniamo al problema “valore”.
Il collezionista non è venale, come si potrebbe credere. O lo è in modo diverso dagli altri. La cosa che lo delizia è trovare, per pochi euro, una piccola gemma dimenticata su una bancarella, su quello scaffale là in fondo, dove nessuno ancora è arrivato. E non perché provi gusto a fregare il libraio. Tutto questo fa parte del gioco. Sarebbe estremamente scorretto dirgli: “Guardi, lei lo mette 10, ma ne vale 30!” Il libraio per primo si offenderebbe.
Nello stesso tempo, non so se avrei il coraggio di prendere per 10 quello che vale 100. E capita, con i libri, più spesso di quanto si creda.
E per questo non sarò mai neanche una cacciatrice: non abbastanza cinica, e un po’ troppo bacchettona.
Ma non tanto da dimenticare il piacere di sfilare dal caos un piccolo libro dimenticato. E sottovalutato.
Come dice anche il Berni: i libri sono creature vive. E meritano rispetto.
Se trovo una prima edizione nel settore da un euro (!), praticamente l’anticamera del macero, non solo la prendo, ma credo anche di meritarmela, e a quel prezzo, perché ho compiuto un atto giusto e riparatore!
Non si tratta mai di tesori, intendiamoci. Un libraio giusto ed esperto quel romanzetto d’avventure te lo metterebbe 10, e un libraio furbone magari alzerebbe il tiro a 35 o 50. Va bene tutto. Il mercato è mercato, e nessuno ti obbliga a buttarti sulla prima copia che trovi. Ho anche pagato libri più di quanto dovevo, e soprattutto di quanto valevano, e in modo perfettamente consapevole. Solo per non stare in ansia dopo, in attesa di trovarne un’altra copia
Come avrete capito, il collezionismo è una cosa un po’ da malati. Dimenticate la parola “investimento”. Quella è una scusa.
Nel mio caso, poi, non ha alcun significato, perché i libri che raccolgo valgono davvero poco.
In una collezione ciò che conta è il progetto, l’idea che ne è alla base. Non il possesso finale, intendendo con questo l’insieme di oggetti che alla fine raccogli, e che potrebbero sembrare assai miseri, se la cosa si fermasse lì.
Se non ci fosse l’idea di allargarne il numero, in base a un disegno preciso. Una collezione non finisce mai.
Come la vita, è il continuo inseguire una meta, che speri di non raggiungere mai in modo definitivo.

Perché i libri, allora? Perché, se molti di questi rimangono impilati senza essere letti?
Il libro, per cominciare, è davvero un oggetto magico. Una chiave per capire il mondo. Non importa se sta lì senza essere letto. Tu sai che c’è, e che un giorno potresti. Tu sai che dentro la copertina, tra le pagine amorevolmente e perfettamente compresse, c’è un percorso trasversale, una galleria che ti mostra alla fine la visione di un mondo nuovo.
I libri, tutti i libri. A maggior ragione quelli fuori catalogo, quelli che, senza di te, nessuno potrebbe leggere più.
Se poi sono prime edizioni, hanno una specie di verginità, d’innocenza, che conserva il sapore del tempo che li ha partoriti. Lo stile della copertina, la fascetta…
Prime edizioni, ma non esemplari unici. Mi emoziona pensare di aver recuperato un esemplare mai edito, rifiutato dal suo stesso autore. Ma mi emoziona ancora di più sapere che altri sanno di cosa sto parlando, e ne hanno trovato a loro volta una copia. La storia della stampa è una storia di condivisione. Di comunione di idee.

Quali idee, mi direte? Ehm… Qualunque collezionista sa che non è mai prudente parlare delle proprie prede… Vero, Berni?

E così, sebbene io sia lettrice ignorante, collezionista approssimativa, inelegante e maldestra, che imita i “grandi”, cacciatrice compulsiva e preda ideale di scaltri venditori, ho pensato che collezionare mi piace. Mi rende felice.
Libri, naturalmente.
In questo momento è così. Poi un indomani potrei tornare alle bambole (no, ai tappi no, tranquilli).
Ma, certo, con i libri ho un rapporto speciale. Sono pur sempre quella che gridava: “Voglio una favola!”






(per chi fosse interessato: image Manuale del cacciatore di libri introvabili - Simone Berni- BIBLOHAUS Non è che io sia d'accordo proprio in tutto. Ma è un libro intelligente, divertente, istruttivo, e con intuizioni notevoli. Scritto da un cacciatore infallibile, collezionista raffinato e senza pregiuzi di generi. Di quei libri che cambiano la vita di un collezionista)
 
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the bride1
view post Posted on 25/10/2010, 21:34




Per la mia rentrée (fatemi essere melodrammatica) non può esserci miglior argomento di questo. Amo i libri. Amo vedere le pareti intere coperte da libri. Avete presente il catalogo ikea con il soggiorno tutto tappezzato di libri? Oppure le riviste fighe di arredamento dove i libri sono impilati da terra e vengono usati tipo tavolini? Li adoro. Quando ci sono immagini così, io esclamo sempre: casa mia sarà così. Per ora, a casa dei miei, ho occupato un paio di pareti, ma di quelle strette, due librerie appena. Eppure, quando li vedo, non possono nascondere un certo moto di orgoglio. Come molte cose della mia vita, mi piace quanto sono tanti e quando sono tutti diversi fra loro. Devo, rigorosamente, essere tutti libri già letti. Nella mia libreria non entrano libri ancora da leggere – hanno in effetti un mobiletto a parte. E comunque non acquisto mai più libri di quanti possa leggerne in un determinato periodo. Lo so, lo so che Pennac dice che acquistare tanti libri è segno di ottimismo (cito a casaccio, fatevi un giro in feltrinelli e troverete la dizione esatta). È solo che io sono impaziente, onnivora, vorace. Se compro una cosa, devo averla subito, devo leggerla nel tempo dell'entusiasmo dello stesso acquisto, perché, normalmente, già nel negozio mi consuma la voglia di sapere com'è, cosa racconta, se mi emoziona. I libri che più ho amato li ho cominciati a leggere in piedi, in fila per la cassa...
Nella mia biblioteca non ho nessun prezzo pregiato. Anzi. Adoro i tascabili, gli economici, quelli con le copertine di cartone non rigido, rigorosamente senza sovracoperta. Meglio se su carta riciclata. E, nel caso si tratti di libri stranieri tradotti, vado in brodo di giuggiole per le traduzioni più vecchie, quelle che usano ancora termini come, non so, beltà. Tanto più sono miserabili, penso, tanto più sono straordinari. Mi dà quasi la vertigine pensare che tanta bellezza, tanta poesia, tanta spiritualità possano essere rinchiusi in un oggetto così brutto, così apparentemente di poco valore. Epperò il libro della mia biblioteca non è mai di seconda mano. E, non sia mai detto che lo presto ad altri. Storco il naso anche quando rimane in casa ma lo leggono i miei. In questo, forse, sono davvero una collezionista. Ho un senso del possesso e una gelosia per alcuni volumi che ha anche un che di maniacale.
Sono una collezionista di libri anche per in un'altra eccezione. Apparentemente leggo a casaccio, apparentemente copro tutto quello che mi capita a tiro, da Proust a Carofiglio.
In realtà ho mie piste molto molto definite.
Una delle cose per la quale ringrazierò sempre la Rowling, è l'avermi indicato una di queste piste. In un'intervista, fece qualche nome (forse lei sì, a casaccio ;) ), che però mi regalò alcune delle pagine più belle che ho letto negli ultimi tempi: Amleto e Cime Tempestose, sui rapporti fra genitori e figli, vendetta e espiazione. Cime Tempestose portò con sé Jane Eyre. Sul rapporto fra la lingua, la fantasia e l'infanzia, da Harry Potter sono scaturiti La Fabbrica di Cioccolato e, soprattutto, l'imperdibile Alice nel Paese delle Meraviglie, che è uno dei miei libri preferiti in assoluto. Sono caduta per esempio nel tema del doppio e ho letto Stevenson, che poi mi ha portato a Konrad. E poi la Sicilia letteraria e giù con De Roberto, Scascia, Camilleri e quindi Gadda, per l'uso del dialetto...
Potrei non finire mai. E questo, penso, che mi rende davvero collezionista: l'idea di non mettere mai fine a questa (in)sana passione.
 
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Aliseia
view post Posted on 26/10/2010, 13:48




Che bel post :wub:

Sarà un caso che gran parte delle mie amiche facciano proprio come te, divorando i libri in fretta e non comprando mai se non sanno per certo di poter leggere a breve? Ci completiamo, come in tante altre cose ;)

CITAZIONE (the bride1 @ 25/10/2010, 22:34)
Nella mia libreria non entrano libri ancora da leggere – hanno in effetti un mobiletto a parte. E comunque non acquisto mai più libri di quanti possa leggerne in un determinato periodo. Lo so, lo so che Pennac dice che acquistare tanti libri è segno di ottimismo

Te lo dico per esperienza personale: è, da una parte, delirio d'immortalità.
Ma, proprio per questo, nasconde una gran paura di morire.
Signore, mica vorrai venire a prendermi prima che finisca Delitto e Castigo? Non sarebbe giusto. Non sarebbe esteticamente corretto.
E l'Ulisse di Joyce? Ho una copia lì da vent'anni, con lo stesso segnalibro a pagina 300. La libreria nel frattempo ha cambiato logo.
E un paio di scrittori, nel frattempo, hanno detto che l'Ulisse di Joyce non va letto, a meno che tu non sia un masochista o un professore d'inglese.
Onde per cui andrà letto, e il prima possibile! Lo leggerò sull'autobus, come ho fatto per altri classici.
(Voi forse pensate che l'autobus non sia il posto giusto. Ambrose Bierce vi darebbe ragione, in un racconto che si chiamava "L'ambiente adatto". Ma vi assicuro che i classici reggono la prova. Anzi, a contatto con la banalità quotidiana, ne risultano come potenziati).

CITAZIONE
Nella mia biblioteca non ho nessun prezzo pregiato. Anzi. Adoro i tascabili, gli economici, quelli con le copertine di cartone non rigido, rigorosamente senza sovracoperta. Meglio se su carta riciclata. E, nel caso si tratti di libri stranieri tradotti, vado in brodo di giuggiole per le traduzioni più vecchie, quelle che usano ancora termini come, non so, beltà. Tanto più sono miserabili, penso, tanto più sono straordinari. Mi dà quasi la vertigine pensare che tanta bellezza, tanta poesia, tanta spiritualità possano essere rinchiusi in un oggetto così brutto, così apparentemente di poco valore.

Le prime edizioni spesso non sono pregiate. Sono così, come appena nate, nude e crude come volle il loro editore. Certi librini brutti, che se poi ne scopri la storia, anche editoriale, allora sì che ti commuovi.
Invece certe tronfie edizioni rilegate, decorate, riccamente illustrate, sono quelle che attirano per prime l'occhio sulle bancarelle. Le prime che partono. Direzione: certe belle librerie immacolate e poco frequentate, dove avranno ruolo esclusivamente decorativo.
Il libro come oggetto d'arredamento.
Ma io sono d'accordo con te: quanta bellezza in una piccola edizione miserabile e negletta (sperando che resti negletta. Perché poi arrivano i collezionisti impiccioni, ed ecco che il librino miserabile ti costa una cifra).
E le traduzioni... come ti capisco! A volte vale la pena di avere le prime edizioni proprio per la traduzione. Quando leggo: "nuova traduzione", mi prende sempre un colpo!

CITAZIONE
Epperò il libro della mia biblioteca non è mai di seconda mano. E, non sia mai detto che lo presto ad altri. Storco il naso anche quando rimane in casa ma lo leggono i miei. In questo, forse, sono davvero una collezionista. Ho un senso del possesso e una gelosia per alcuni volumi che ha anche un che di maniacale.

Che meraviglia :wub: Tu sei collezionista eccome. Oserei di più: una bibliofila.

CITAZIONE
Sono una collezionista di libri anche per in un'altra eccezione. Apparentemente leggo a casaccio, apparentemente copro tutto quello che mi capita a tiro, da Proust a Carofiglio.
In realtà ho mie piste molto molto definite.
Una delle cose per la quale ringrazierò sempre la Rowling, è l'avermi indicato una di queste piste. In un'intervista, fece qualche nome (forse lei sì, a casaccio ;) ), che però mi regalò alcune delle pagine più belle che ho letto negli ultimi tempi: Amleto e Cime Tempestose, sui rapporti fra genitori e figli, vendetta e espiazione. Cime Tempestose portò con sé Jane Eyre. Sul rapporto fra la lingua, la fantasia e l'infanzia, da Harry Potter sono scaturiti La Fabbrica di Cioccolato e, soprattutto, l'imperdibile Alice nel Paese delle Meraviglie, che è uno dei miei libri preferiti in assoluto. Sono caduta per esempio nel tema del doppio e ho letto Stevenson, che poi mi ha portato a Konrad. E poi la Sicilia letteraria e giù con De Roberto, Scascia, Camilleri e quindi Gadda, per l'uso del dialetto...
Potrei non finire mai. E questo, penso, che mi rende davvero collezionista: l'idea di non mettere mai fine a questa (in)sana passione.

E' vero. Quanti percorsi.
Ah, restando nell'arcomento HP, ti racconto una cosa strana. Non colleziono i libri di HP. Quello è fandom. I miei libri di HP sono in trentesima edizione, e se ho scelto la copertina dura è perché sentivo che doveva essere così.
HP si legge in copertina dura. Un classico si può leggere tranquillamente in tascabile. Anzi, forse è meglio. Il tascabile è morbido, la copertina aderisce dolcemente alle dita, e il libro si plasma su di te (quant'è più bello un libro dopo che l'hai letto. E' come se tu, lettore, ci avessi lasciato un'impronta. In realtà ne hai lasciate tante... Come collezionista dovrei ribellarmi. Ma neanche io sono una vera collezionista. L'unica cosa: vi prego, vi prego, vi prego, non li sottolineate. Se avete voglia di segnarvi una frase, vi comprate un bel notes, come faccio io, in cui poi magari mettete anche i vostri commenti ;) )

Nel fandom c'è un esplicito coinvolgimento emotivo. Nel collezionismo, apparentemente, c'è distanza. L'emozione (perché c'è, eccome) non è più per i personaggi, come nel fandom, ma per l'oggetto che la veicola, il libro. Ma è un'emozione vera, dei sensi oltre che dell'intelletto.
Inevitabile, poi, che tanti soprassalti del cuore trabocchino dall'uno all'altro campo, mostrandoci cose e percorsi nuovi :wub:

Edited by Aliseia - 26/10/2010, 18:13
 
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the bride1
view post Posted on 30/10/2010, 14:50




CITAZIONE (Aliseia @ 26/10/2010, 14:48) 
Signore, mica vorrai venire a prendermi prima che finisca Delitto e Castigo? Non sarebbe giusto. Non sarebbe esteticamente corretto.

No, non si può morire prima di aver letto Delitto e Castigo. E Madame Bovary. E l'Otello. E Cuore di Tenebra. E chissà quanti altri. Il senso dell'immortalità che danno i libri secondo me risiede tutto qui. Vale la pena arrivare sempre alla pagina successiva del prossimo libro. Davvero, un condensato di immortalità.

CITAZIONE
Che meraviglia Tu sei collezionista eccome. Oserei di più: una bibliofila.

Eh eh... troppo buona. Non mi ci vedo molto come bibliofila perchè, come ti dicevo, non mi appassiona poi tanto il medium dei libri...La carta, la copertina, la rilegatura sono tutte cose di poco conto per me. Ma questo cenno alla bibliofilia mi ha ricordato uno dei personaggi letterari che, da sempre, mi è stato più simpatico: la Regina Zabo del ciclo dei Malaussène di Daniel Pennac. Il padre della Regina Zabo, la Prosivendola, era un bibliofilo. E lei è una grande stronza che edita libri e che nasconde una storia personale molto intensa. Come non innamorarsene?

CITAZIONE
Lo leggerò sull'autobus, come ho fatto per altri classici.

Anche io leggo sui bus. Sui treni. Nei luoghi affollati in genere. E rido ad alta voce oppure faccio smorfie disgustate. Una volta la mia vicina sul tram mi ha anche detto "Signorina, ma se l'impressiona così tanto non legga.." :D
Ci sono dei libri che in effetti sembrano fatti per essere letti in luoghi pubblici e libri (e questo è il caso che più coinvolge) che non puoi fare a meno di leggere ANCHE in luoghi pubblici, affollati e caotici.
E voi? Come e dove leggete? Siete mai stati tanto appossionati di un libro da non potervene staccare neanche nei luoghi meno consoni?

Ps. Aliseia non me ne voglia se andiamo un pò fuori tema...Ne frattempo mi ha suggerito questo Ambrose Bierce di cui, mi è parso di capire, non si può perdere una riga.
 
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Aliseia
view post Posted on 30/10/2010, 15:17




CITAZIONE (the bride1 @ 30/10/2010, 15:50) 
CITAZIONE (Aliseia @ 26/10/2010, 14:48) 
Signore, mica vorrai venire a prendermi prima che finisca Delitto e Castigo? Non sarebbe giusto. Non sarebbe esteticamente corretto.

No, non si può morire prima di aver letto Delitto e Castigo. E Madame Bovary. E l'Otello. E Cuore di Tenebra. E chissà quanti altri. Il senso dell'immortalità che danno i libri secondo me risiede tutto qui. Vale la pena arrivare sempre alla pagina successiva del prossimo libro. Davvero, un condensato di immortalità.

Vero. Quante cose erano scritte proprio per noi, e noi neanche lo sapevamo...

CITAZIONE
CITAZIONE
Che meraviglia Tu sei collezionista eccome. Oserei di più: una bibliofila.

Eh eh... troppo buona. Non mi ci vedo molto come bibliofila perchè, come ti dicevo, non mi appassiona poi tanto il medium dei libri...La carta, la copertina, la rilegatura sono tutte cose di poco conto per me. Ma questo cenno alla bibliofilia mi ha ricordato uno dei personaggi letterari che, da sempre, mi è stato più simpatico: la Regina Zabo del ciclo dei Malaussène di Daniel Pennac. Il padre della Regina Zabo, la Prosivendola, era un bibliofilo. E lei è una grande stronza che edita libri e che nasconde una storia personale molto intensa. Come non innamorarsene?

Prendo nota. Ricambio con il libraio da Il Club Dumas di Reverte, che dice più o meno "La bibliofilia è come la religione: quando si entra, è per tutta la vita" (Mi cercherò la citazione per riportarla più esattamente ;) )

CITAZIONE
CITAZIONE
Lo leggerò sull'autobus, come ho fatto per altri classici.

Anche io leggo sui bus. Sui treni. Nei luoghi affollati in genere. E rido ad alta voce oppure faccio smorfie disgustate. Una volta la mia vicina sul tram mi ha anche detto "Signorina, ma se l'impressiona così tanto non legga.." :D
Ci sono dei libri che in effetti sembrano fatti per essere letti in luoghi pubblici e libri (e questo è il caso che più coinvolge) che non puoi fare a meno di leggere ANCHE in luoghi pubblici, affollati e caotici.
E voi? Come e dove leggete? Siete mai stati tanto appossionati di un libro da non potervene staccare neanche nei luoghi meno consoni?

Ci sono libri che sull'autobus consolano del caos, che fanno ridere dopo la desolazione di una giornataccia, che curano l'ansia, che la fanno venire, che parlano di battaglie e a me fanno pensare all'ufficio...
( :wub: :wub: :wub: Per i libri, s'intende, non per l'ufficio...)

CITAZIONE
Ps. Aliseia non me ne voglia se andiamo un pò fuori tema...Ne frattempo mi ha suggerito questo Ambrose Bierce di cui, mi è parso di capire, non si può perdere una riga.

Scherzi? Mi piace un sacco la piega che stiamo prendendo!
Ambrose Bierce è perfido... Ma Un incidente al ponte di Owl Creek ti farà dimenticare l'autobus...
 
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4 replies since 23/10/2010, 15:33   79 views
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