| Ebbene sì, sono ancora io. Ebbene sì, sono di nuovo qui con un altro uomo che adoro e che non è il padrone di casa. (ehm... mmmh... ssst... santo cielo, il padrone di casa mi caccerà prima o poi). Dicevamo. Dopo Spock (lo ammetto, dopo Spock, anche cronologicamente dopo Spock), lo scettro va proprio a lui, a Sherlock Holmes. Dopo aver sproloquiato sul mio primo ufficiale, lasciatemi pontificare per qualche pagina sull'altro uomo che tanto mi affascina, e spero di divertirvi un poco. Dunque... chi è Holmes? Cancellando la famigerata quanto incoerente rispetto al vero Holmes immagine che campeggia un po' ovunque e persino nella metrò di Londra, otteniamo qualcuno che conosce soltanto chi ha detto il Canone. Ma chi è Holmes? Cominciamo a dire chi non è Holmes. Sherlock Holmes non è, come detto due righe sopra, l'immagine che è entrata nel costume comune. Quell'Holmes non è quello reale, ma è una figura che esce probabilmente dai film anni Trenta e Quaranta, che hanno purtroppo ben poco a che fare con l'originale. Holmes nell'immaginario comune è un tizio magro e rattrappito, a volte un po' curvo, estremamente scaltro, veste un dress coath lungo e dismesso, un cappello con le orecchie trattenute da un legaccio sulla sommità, fuma una lunga pipa, ha il naso adunco, è stempiato, aguzzo, a volte piuttosto vecchio, a volte rugoso, misantropo e misogino, infallibile, ed è seguito da uno sciocco, Watson, una sorta di spalla. «Elementare Watson, elementare». Beh, tutto questo è quello che in realtà Holmes non è.
Sherlock Holmes è un uomo sui trentacinque. Non è un bell'uomo, ma viene descritto come un uomo piuttosto affascinante, che sa esercitare, quando gli serve, una particolare galanteria con il gentil sesso; non è affatto misantropo anche se piuttosto solitario e molto diffidente, e non si possa dire che sia misogino, anzi ha un reverenziale rispetto per le donne, anche se se ne tiene rispettabilmente alla larga, quasi ne avesse un sottile timore, quasi che una distrazione femminile fosse sgradita in quanto lo priverebbe della sua totale oggettività di vedute. È descritto come un uomo piuttosto giovane ma uomo fatto -infatti facendo due conti il maggior numero di racconti è ambientato fra i suoi 35 e 45-, con gli occhi grigi e penetranti così spesso citati dal suo biografo, occhi freddi, ma di tanto in tanto incredibilmente luminosi quando qualcosa lo colpisce o eccita -e Holmes, a dispetto di quanto si possa credere, è facilmente eccitabile se preso per il verso giusto; ha il profilo aquilino, la fronte alta ma non stempiata, anzi viene detto avere capelli scuri. Ha mani lunghe e nodose, macchiate dall'acido perché si diletta di chimica. Watson lo descrive di primo impatto come «un chimico di prim'ordine», ma tale non appare essere durante lo svolgersi dei racconti, quanto piuttosto un appassionato di chimica che usa sporadicamente i suoi esperimenti per provare eventuali teorie, ma fa uso talmente rado di questo interesse da non potersi certo definire un chimico. È tanto disordinato quanto metodico, alterna periodi di depressione e umor nero durante l'inattività per diventare spesso febbrilmente attivo quando la sua intelligenza ha motivo di essere svegliata e utilizzata, lavorando giorno e notte senza sosta dimenticandosi di mangiare e dormire. Le sue compagne di ragionamento sono tre pipe corte e tozze, di legno o terracotta, ma non viene mai citata la calabash che purtroppo compare qua e là quasi sempre nei film. A tempo perso suona anche il violino, ma Watson non lo ha mai descritto come un gran bravo violinista, anzi a volte il povero dottore ne risulta innervosito dai suoni sconnessi che l'altro cava dal suo strumento. Tuttavia Holmes è uno straordinario appassionato di musica, estremamente acculturato in merito, assiduo frequentatore di concerti: il che non ne fa un buon esecutore, ma sicuramente un ottimo intenditore. Watson lo descrive privo di cultura generale, così come a volte Holmes indirettamente descrive se stesso nel medesimo modo, ma anche questo viene smentito nel corso degli scritti, dove il detective ne esce come una personalità poliedrica, un'ottima memoria, molto dotto in letteratura, anche straniera, e in pittura: un vero appassionato cultore delle arti. Insomma, non per niente sua nonna era la sorella di Vernet. Holmes, ancora a dispetto di quanto si possa credere, è estremamente sensibile alla bellezza: in generale, e soprattutto della musica, delle arti, e della natura, tanto da fermarsi a contemplare le rose. È egli stesso un uomo estremamente elegante, sempre pulito e ben vestito, con il cilindro, il bastone da passeggio, giacca, catena e orologio; il famigerato impermeabile trasandato non è certo il suo, e il berretto da cacciatore viene citato una sola volta, se non vado errato nel racconto Silver Blaze. Solo lati positivi? affatto, anzi. Quanto descritto sopra è per mostrare quanto sia contrario all'immagine corrente. Non è vecchio, non è trasandato, non è curvo, anzi dimenticavo di dire che pratica molti sport di autodifesa, dalla boxe alle arti marziali, e sa tirare di scherma. Non è misantropo, non è misognino, è estremamente intelligente ma non cattivo. È superbo, capriccioso, infantile, umorale, depressivo, solo, a volte lunatico, mai volgare, elegante... e con una psicologia estremamente complessa che esce un poco a poco a ogni racconto. Ha un fratello, Mycroft, di sette anni maggiore, un fratello che ha capacità di deduzione logica ancora maggiori delle sue ma estermamente pigro, un fratello quale forse Sherlock ha sempre tentato di eguagliare e al quale pare sentirsi inferiore, un fratello che sembrerebbe avere avuto i vantaggi dalla famiglia che Sherlock non ha avuto. Holmes è un uomo estremamente insicuro, con un bisogno costante di essere adulato, cercato, complimentato, approvato, insicuro a tal punto da essersi inventato un lavoro quale è unico al mondo, è il migliore anche perché non ha confronti: è il primo e unico «private consulting detective»: e non è affatto infallibile, anzi. Fallisce più e più volte, e la prende sempre malissimo. ...E c'è una persona, una persona che lo sopporta per anni e anni. Se Sherlock Holmes guadagna tutto il mio interesse a livello di uomo, di fascino, di mente, c'è una persona che guadagna tutta la mia simpatia amicale. Il mitico, impareggiabile, dottor John Watson. E anche su di lui ci sono decine di luoghi comuni da sfatare: Watson è un uomo giovane, anch'egli sulla trentina avanzata, un bell'uomo, molto apprezzato dalle donne -si è sposato due volte, o forse tre, qui il Canone non è chiaro; ha il viso aperto, è un uomo galante e cortese, anch'egli piuttosto elegante anche se non tanto quanto Holmes. Quella di Holmes è un'eleganza quasi superba che a volte rasenta l'affettazione anche nei modi, quella di Watson un'eleganza piacevole di un perfetto uomo di mondo. È un medico, ha lavorato come medico nell'esercito in India, ritiratosi per una ferita. Watson è un uomo dai nervi saldi, dai principi sani, un uomo di fiducia, intelligente, coraggioso, estremamente paziente. E niente affatto stupido. Anzi. È Holmes che si diverte a salire in cattedra mostrando i suoi metodi, che stupiscono Watson solo in un primo momento, infatti poi il dottore ci fa amabilmente il callo. Watson è il grande biografo di Holmes. Quanto Holmes è umorale e instabile, tanto Watson è affidabile e leale. Quanto Holmes è infantile e capriccioso, tanto Watson è paziente e pacato. Tanto Holmes è lunatico e primadonna, tanto Watson si premura di confortare le persone. Tanto Holmes è superbo tanto Watson cerca di metterlo in guardia. E, diciamolo pure, menomale che c'è stato Watson molte volte, o il nostro detective forse avrebbe fatto una brutta fine.
Direi che ho scritto abbastanza. Ancora due ultime note: una è che vi è una interessantissima questione in merito alla reale esistenza di Holmes e di quanti ruotano attorno a lui, e l'altra è che fra tutte le rappresentazioni televisive estremamente sfalsate mi sento di consigliare caldamente l'interpretazione Jeremy Brett... consiglio le prime 21 puntate, se non ricordo male. Dopo l'attore si è ammalato gravemente, e anche se la sua bravura rimane altissima, ovviamente il personaggio e la presenza scenica ne hanno risentito pesantemente. Le prime venti o ventuno puntate sono semplicemente fantastiche, da manuale: un Holmes perfettamente Holmes, un Watson perfettamente Watson (successivamente l'attore viene cambiato), le battute perfettamente copiate dal Canone. Insomma, semplicemente perfetto.
Ah, post scriptum: Holmes non ha mai detto la famigerata frase «Elementare Watson», che è una invenzione cinematografica.
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