Il Treno a Vela, Un ricordo di Lucio Dalla

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Aliseia
view post Posted on 4/3/2012, 15:53






Quale allegria
se ti ho cercato per una vita senza trovarti
senza nemmeno avere la soddisfazione di averti
per vederti andare via

quale allegria,
se non riesco neanche pi? a immaginarti
senza sapere se strisciare se volare
insomma, non so pi? dove cercarti

quale allegria,
senza far finta di dormire
con la tua faccia sulla mia
saper invece che domani ciao come stai
una pacca sulla spalla e via...
quale allegria,

quale allegria,
cambiar faccia cento volte per far finta di essere un bambino
con un sorriso ospitale ridere cantare far casino
insomma far finta che sia sempre un carnevale...
Sempre un carnevale.

Senza allegria
uscire presto la mattina
la testa piena di pensieri
scansare macchine, giornali
tornare in fretta a casa
tanto oggi ? come ieri
senza allegria
anche sui tram e gli aeroplani
o sopra un palco illuminato
fare un inchino a quelli che ti son davanti
e son in tanti e ti battono le mani.

Senza allegria
a letto insieme senza pace
senza pi? niente da inventare.
Esser costretti a farsi anche del male
per potersi con dolcezza perdonare
e continuare.

Con allegria
far finta che in fondo in tutto il mondo
c'? gente con gli stessi tuoi problemi
e poi fondare un circolo serale
per pazzi sprassolati e un poco scemi

facendo finta che la gara sia
arrivare in salute al gran finale.
Mentre ? gi? pronto Andrea
con un bastone e cento denti
che ti chiede di pagare

per i suoi pasti mal mangiati
i sonni derubati i furti obbligati
per essere stato ucciso
quindici volte in fondo a un viale
per quindici anni la sera di Natale...


Se dovessi parlare d’amore, vorrei farlo con queste parole, proprio queste.
Non c’è frase più struggente di quel “senza nemmeno avere la soddisfazione di averti, per vederti andare via”.

Non ascolto mai le vecchie canzoni, se non risultano nuove per me.
Non sono nostalgica, quasi mai.
Ma ci sono canzoni che sono così “mie” che non smetterò mai di frequentarle. Canzoni “nostre”, dovrei anche dire, della mia generazione.
Eccoci, allora, a squarciagola e con un po’ di tristezza nello sguardo allegro, a cantare di “un circolo serale per pazzi strasolati, un poco scemi”.
“Facendo finta che la gara sia arrivare in salute al gran finale”.
Gli occhi poi si abbassano.
E proprio allora, rifuggendo i versi più rassicuranti, una vocina attacca “ti hanno vista bere a una fontana che non ero io”…
Gli stessi sguardi di prima si sollevano all’improvviso, per incontrarsi in un sorriso.
E poi: ta, tara rarà, tara rarà…

Ecco, questo era per me Lucio Dalla.
Un sorriso su un mare di malinconia.
Il “mio” Lucio, sarò sincera, non coincide perfettamente con il cantore ispirato del “te voglio bene assai”, e neppure con il fantastico clown ballerino di “Attenti al lupo”.
Ma il “mio” Lucio non è migliore di quello degli altri.
Piuttosto, il fatto che molti di noi abbiano un “proprio” Lucio, la dice lunga sulla profondità e sulla complessità dell’artista e del personaggio.

Non ascoltavo le nuove canzoni di Dalla da qualcosa come vent’anni.
Mi mancavano le sue nuove canzoni? Forse un po’.
Ma soprattutto mi mancherà lui, l’uomo e l’artista.
Di sicuro è in gran parte colpa mia se Lucio Dalla non mi arrivava più come prima.
La mia pigrizia, i miei pregiudizi.
L’ultima volta che ho provato una sensazione 100% Dalla è stato alla fine degli anni ’80.
La canzone era Felicità, dall’album Dallamorandi

Se tutte le stelle del mondo
a un certo momento
venissero giu'
tutta una serie di astri
di polvere bianca scaricata dal cielo
ma il cielo senza i suoi occhi
non brillerebbe piu'
se tutta la gente del mondo
senza nessuna ragione
alzasse la testa
e volasse su
senza il loro casino
quel doloroso rumore
la terra povero cuore
non batterebbe piu'
mi manca sempre l'elastico
per tener su le mutande
cosi' che le mutande
al momento piu' bello mi vanno giu'
come un sogno finito
magari un sogno importante
un amico tradito
anch'io sono stato tradito
ma non m'importa piu'
tra il buio del cielo
le teste pelate bianche
le nostre parole si muovono stanche
non ci capiamo piu'
ma io ho voglia di parlare
di stare ad ascoltare
continuare a far l'asino
di comportarmi male
per poi non farlo piu'
ah......
felicita'...
su quale treno della notte viaggerai
lo so.....
che passerai......
ma come sempre in fretta
non ti fermi mai
si tratterebbe di nuotare
prendendola con calma
farsi trasportare
dentro a due occhi grandi
magari blu
e per dovermi liberare
attraversare un mare medioevale
guardare contro un drago strabico
ma di draghi baby....
non ce ne sono piu'
forse per questo i sogni
sono cosi pallidi e bianchi
e rimbalzano stanchi
tra le antenne lesse
delle varie t.v.
e ci ritornano in casa
portati da signori eleganti
si si che parlano
e tutti quanti che applaudono
non ne vogliamo piu'
ma se questo mondo
e' un mondo di cartone
allora per essere felici
basta un niente magari una canzone
o chi lo sa..............
se no sarebbe il caso
di provare a chiudere gli occhi
e poi anche quando hai chiuso gli occhi
chissa' cosa sara'
ah....
felicita'......
su quale treno della notte viaggerai
lo so.......
che passerai......
ma come sempre in fretta
non ti fermi mai
ah........
felicita'.....
su quale treno della notte viaggerai
lo so......
che passerai.......
ma come sempre in fretta
non ti fermi mai
ah......
felicita'.......
su quale treno della notte viaggerai
lo so........
che passerai.......
ma come sempre in fretta
non ti fermi mai



“Ah, felicità, su quale treno della notte viaggerai, lo so, che passerai, ma come sempre in fretta non ti fermi mai”
Un frammento di vita passava come un lampo nella notte dentro le mie emozioni, e, come spesso era accaduto nel passato, quel lampo illuminava tante cose, e per un attimo mi illudevo di aver capito.
E ancora una volta dovevo cantare, unendomi a quel trionfante, malinconico coro finale.
Cantare insieme.
Questo ti faceva Lucio Dalla.
Il ”mio” Lucio Dalla non era solo quello di Caruso. Il “mio” Lucio Dalla frequentava anche altri mari, profondità di un blu quasi nero, dove si muovevano inquietudini come lunghe braccia d’alga, era ambivalente e irrisolto nell’amore, misterioso e apocalittico nella percezione del mondo e della vita.
Molto diverso dagli altri cantautori, molto più inafferrabile e insieme onnipresente, universale.
Le canzoni di Dalla avevano un loro sapore, persino un loro odore.
Spesso era proprio l’odore del mare, e chi come e è nato e cresciuto in una città costiera sa che quell’odore è stratificato e strano.
Non è soave, taglia naso e orecchie, a volte è buono, a volte sa un po’ di disfacimento, persino di morte.
Lucio Dalla era nato in una città bella e armoniosa come Bologna (e nel centro di Bologna, sapete, “non si perde neanche un bambino”).
E Dalla amava la propria città, sarebbe persino superfluo citare Piazza Grande.
Ma amava, tanto, anche il mare.
Le Tremiti, la Sicilia.
Sembrava così a proprio agio in quell’acqua amara e inquieta, in quell’irregolarità commossa e imprendibile. E “studiava” il mare come avrebbe studiato il cuore di un insondabile mistero.
Il mare rifletteva e ispirava pensieri crudeli e sensuali sull’amore

Anna Bellanna



sulla storia (la splendida, inquietante Com’è profondo il mare. Video di maurisly)

Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti
Degli inotipisti
Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Babbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di fagiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

E' inutile
Non c'è più lavoro
Non c'è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male
Di farci annegare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Con la forza di un ricatto
L'uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti
Spalancò prigioni
Bloccò sei treni
Con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
Ad un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere
A piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com'è profondo il mare

Poi da solo l'urlo
Diventò un tamburo
E il povero come un lampo
Nel cielo sicuro
Cominciò una guerra
Per conquistare
Quello scherzo di terra
Che il suo grande cuore
Doveva coltivare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Ma la terra
Gli fu portata via
Compresa quella rimasta addosso
Fu scaraventato
In un palazzo,in un fosso
Non ricordo bene
Poi una storia di catene
Bastonate
E chirurgia sperimentale
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Intanto un mistico
Forse un'aviatore
Inventò la commozione
E rimise d'accordo tutti
I belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Frattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo
Di questo mondo
Che a loro indubbiamente
Doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare

E' chiaro
Che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa
E' muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perchè lo protegge il mare
Com'è profondo il mare

Certo
Chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare


Sulla vita quotidiana, sulle sue ingiustizie e disparità

Itaca



Ma Lucio Dalla era anche un uomo di terra, uno che non aveva paura di sporcarsi le mani col sarcasmo e con l’ironia.
Non potrò mai dimenticare i primi versi, fulminanti, di questa splendida canzone

Treno a vela

Voglio un chilo di pane
e un fiasco di vino.
le dò in cambio il bambino che ho in più
posso darle anche un osso.
non mi piace è di cane
m'è passata la fame.
quanto costa una mela?
costa un sacco di botte.
se mi faccio picchiare un pochino
la darebbe al bambino?
se la metterà in testa senza neanche capire
così lei con le frecce si potrà divertire.

Tutte le sere il padre e il figlio si tenevano per mano
poi
e nella notte senza suoni e nostalgia si incontravano con gli altri nella via.
e senza un alito di vento a guardare quella stella là
che era una stella senza luce era quella del brodo STAR.

E poi via
di corsa fino alla ferrovia
dove al lume di candela passava un Treno A Vela
ringhiando sbuffando.
bimbo non piangere più

Il bambino ora dorme
sulla schiena di un cane
mentre il padre sfinito gli fa aria con un dito
poi c'è gente che viene dal veneto
per vedere il cantante Patrizio
e il suo porno comizio.
si è svegliato il bambino
a dormire ora è il cane
mentre il padre da ore non parla
ed ha sempre più fame
in un lampo la sua decisione
prende in mano un bastone
e comincia a volare
e comincia a volare
e comincia a volare


“Le do in cambio il bambino che ho in più".
In tempi non sospetti, nel modo più scorretto e più ferocemente empatico e commosso, Lucio Dalla cantava di povertà e di emarginazione, di sradicamento dalle proprie origini e dal proprio passato, con toni così partecipi e sinceri da far impallidire tutti i cantori del politically correct.
Treno a vela, come simbolo dell’unione di terra, mare e aria.
E allora il viaggio.
Il viaggio metafora, il viaggio reale.
Quello cercato, quello obbligato (“ferma quel treno, fallo tornare indietro” canta all’emigrante di Balla Balla Ballerino).
Terra, mare, aria.
La primordialità terrigna, l’ancestralità marina.
E con il simbolo del cielo ecco il viaggio cosmico: nelle profondità dell’uomo, nel nero ignoto del futuro.
“Futura” sarebbe stata la sua bambina, se mai ne avesse avuta una.
Eccoci dunque alle sue meravigliose canzoni apocalittiche, capaci di suscitare, adesso come trent’anni fa, un persistente brivido lungo la schiena.
La già citata Com’è Profondo il Mare

L’oscura “L’Ultima Luna”, al cui bimbo appena nato, occhi neri e grandi ali, affido per sempre il ricordo del “mio”, del nostro Lucio Dalla.


La 7a luna
era quella del luna-park
lo scimmione si aggirava
dalla giostra al bar
mentre l'angelo di Dio bestemmiava
facendo sforzi di petto
grandi muscoli e poca carne
povero angelo benedetto.

La 6a luna
era il cuore di un disgraziato
che, maledetto il giorno che era nato,
ma rideva sempre
da anni non vedeva le lenzuola
con le mani sporche di carbone
toccava il culo a una signora
e rideva e toccava
sembrava lui il padrone.

La 5a luna
fece paura a tutti
era la testa di un signore
che con la morte vicino giocava a biliardino
era grande ed elegante
né giovane né vecchio
forse malato
sicuramente era malato
perché perdeva sangue da un orecchio.

La 4a luna
era una fila di prigionieri
che camminando
seguivano le rotaie del treno
avevano i piedi insanguinati
e le mani senza guanti
ma non preoccupatevi
il cielo è sereno
oggi non ce ne sono più tanti.

La 3a luna uscirono tutti per guardarla
era così grande
che più di uno pensò al Padre Eterno
sospesero i giochi e si spensero le luci
cominciò l'inferno
la gente corse a casa perché per quella notte
ritornò l'inverno.

La 2a luna
portò la disperazione tra gli zingari
qualcuno addirittura si amputò un dito
andarono in banca a fare qualche operazione
ma che confusione
la maggior parte prese cani e figli
e corse alla stazione.

L'ultima luna
la vide solo un bimbo appena nato,
aveva occhi tondi e neri e fondi
e non piangeva
con grandi ali prese la luna tra le mani
e volò via e volò via
era l'uomo di domani l'uomo di domani.


 
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Mixky
view post Posted on 7/3/2012, 09:18




Grazie tesoro per averci regalato un altro pezzettino di te attraverso Lucio.
Ci mancherà Lucio, ci mancherà l'artista, il musicista e la persona che traspare dalle canzoni, che a volte sono poesie.

 
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Nykyo
view post Posted on 7/3/2012, 10:04




Passati i momenti della tristezza, ma purtroppo anche della polemica e, secondo me, del non rispetto, anche io ho un piccolo pezzo da postare.
Ce ne sarebbero tanti, perché sono cresciuta con uno zio appassionato e Dalla è stato un pezzo della mia infanzia, ma posterò solo questo.
Perché... beh...

ecco il mistero sotto un cielo
di ferro e di gesso
l' uomo riesce ad amare lo stesso
e ama davvero
senza nessuna certezza
che commozione che tenerezza



 
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Sage.
view post Posted on 7/3/2012, 20:49




Bellissimi e struggenti questi vostri ricordi.
E grazie di cuore per aver regalato a chi legge (e ascolta) un pezzetto di lui e un pezzetto di voi. :wub:
 
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Aliseia
view post Posted on 8/3/2012, 18:33




Solo un attimo per dirvi che i vostri commenti sono davvero speciali: sì, è vero, in questi ricordi c'è anche un pezzetto di noi :wub: :wub: :wub:
 
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4 replies since 4/3/2012, 15:53   426 views
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