Siamo arrivate qui da luoghi diversi, ma gran parte di noi partendo da un fandom comune, che era quello di Harry Potter.
Poi ognuna ha seguito nuove passioni, e raramente ci siamo ritrovate con gli stessi “idoli”.
Quello che però conserviamo, e nessuno qui ne ha mai dubitato, è un certo modo confidente e giocoso di condividere i nostri interessi e i nostri più o meno immaginari “amori”. Ci piace parlarne, ci piace raccontare come li abbiamo scoperti, come li abbiamo amati, consumati, e a volte persino dimenticati…
Ho pensato perciò che avevamo bisogno di un territorio neutrale, dove raccontarci non solo il fandom attuale, ma la nascita e la fine di un fandom, l’attesa di uno nuovo, e magari quella volta che ce ne siamo create uno personale tutto per noi, e poi…
Storie di fandom, insomma!
Se ripenso agli ultimi anni, mi rendo conto che l’uscita da un fandom importante come Harry Potter è stata per me molto meno traumatica che in passato.
Intanto perché c’eravate voi, a farmi compagnia durante il viaggio.
Poi perché ero più vecchia e più saggia (ma non troppo vecchia. Né troppo saggia!)
E infine perché lui non era uno qualsiasi. Lui era Severus Snape. Lui non era una passioncella da adolescente per l’attore più bello o il cantante più figo.
Lui, qualche volta, era me. Nei suoi lati peggiori, nei miei lati peggiori.
Una parte di me si chiama Severus Snape, e questo non cambierà mai.
Ma i fandom, come la Primavera, tornano ciclicamente, e sempre nuovi e diversi, con storie antiche e sempre nuove da raccontare…
Ci trovano in attesa, oppure ci sorprendono proprio quando non l’aspettavamo, mentre fiere e convinte stavamo seguendo tutt’altra cosa.
Il fandom per me…
L’esordio ha qualcosa di simile all’innamoramento, al colpo di fulmine, ma in realtà riguarda solo me, il mio modo di essere.
Ecco perché non c’è senso di colpa, né obbligo di fedeltà.
Nel fandom sono fedele solo a me stessa. Il fandom è il mio specchio, il mio paio d’occhiali dalle lenti colorate, il manuale sentimentale con cui affrontare un mondo fin troppo reale.
E io ne ho bisogno. Ma di solito non lo cerco: è lui a trovare me.
Una regola è che non si decide un fandom a tavolino.
Lo puoi fare, ma lui fatalmente prenderà un’altra strada.
Ricordo quando, per sfuggire al dilemma tra Stuart e Brian di QAF, decisi di punto in bianco di trovarmi un fandom carino, educato, condiviso.
Harry Potter, perché no! Sirius e Remus mi avrebbero dato la giusta dose di romanticismo, fascino e trasgressione, quest’ultima come antidoto al perbenismo (già noto) della Rowling.
E manco per niente. Subito arrivò Severus. Dal fandom a tavolino era arrivato un fandom vero.
Dopo il grande periodo di HP, ho avuto un tormentato fandom musicale (“music was my first love, and it’ll be my last…”). Ho persino dovuto inventarmi un pairing fantasy originale. Per poter scrivere, poiché io non posso scrivere di persone reali, devo per forza semplificare e prendere le distanze.
Ho provato ad appassionarmi al dreamcasting, immaginando certi giovani attori nei panni di Severus e dei Maladrini, come era abitudine diffusa nel fandom. Ma non funzionava.
Ho trovato un fandom sulla carta meraviglioso, quello di XMen. James Mcavoy e Michael Fassbender. Belli, giovani, talentuosi.
(Persino molto slash, il che non guasta).
Ma non prendevano forma nei miei pensieri. Non partivano quei film mentali, a volte del tutto involontari, che si proiettano nel tuo cervello quando sei
dentro al fandom.
Un giorno un amico, che conosce le mie preferenze per il mondo anglosassone, mi parla di Richard Armitage. “Piace molto alle mie amiche inglesi”.
“E chi è?!” Google, Immagini… Compare un bell’uomo in smoking, il naso lungo e affilato, gli occhi blu. L’aria molto pulita e beneducata. Troppo. “Un bel manzo inglese” penso “Non mi interessa”.
Avrei dovuto aspettare qualche mese prima di scorgere quegli occhi in una selva di barba e capelli, e sentire in quello sguardo quel misto di rabbia e vulnerabilità che poteva far partire un fandom.
”Adesso mi guardo il film. Che figo questo Thorin. Una bellezza molto virile. Lo vedrei bene in una coppia het. Chissà se nel film, o nei libri, posso trovare qualcosa…”
Poi l’altro arrivò, e inclinò la testa…