Quando la fantasia diviene realtà, personaggi più reali degli attori o degli autori

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Beàtrix
view post Posted on 8/1/2011, 12:41




Una cosa che mi ha sempre affascinato è il potere che alcune creature fantastiche esercitano sulla realtà e sulla psiche umana.
Si parla in senso lato di simbolismi, di inconscio collettivo... ma ci sono anche delle curiosità più vicine alla sfera vissuta. Per restare in ambiti vicini alla modernità ci sono casi nella letteratura di personaggi che sono divenuti più potenti o più reali del proprio autore, e nel mondo del cinema ci sono e ci sono stati attori rimasti soggiogati dal proprio personaggio.
In ambito letterario, il più famoso personaggio più-potente-del-suo-creatore è proprio Sherlock Holmes, sul quale addirittura girano voci e teorie sulla reale esistenza (molto interessanti, fra l'altro, prove a favore di questa teoria). Ma anche Harry Potter forse è divenuto più potente -anche se, è vero, non più reale in questo caso- della sua autrice. Tempo fa, prima dell'uscita dell'ultimo libro, quando tutti si chiedevano se Harry sarebbe sopravvissuto alla mannaia della Rowling, io mi chiedevo se la Rowling sarebbe sopravvissuta a Harry Potter: non credo. Non credo che sia sopravvissuta.
E Radcliff? Riuscirà mai a scrollarsi di dosso Harry? O resterà Harry per tutta la sua carriera attoriale?
Tuttavia, anche se dovesse -gli auguro di no- non è questo uno degli esempi più inquietanti. Infatti, credo che qui al massimo si possa parlare di "appiccicare un personaggio" addosso all'attore.
Ma ci sono casi nella storia del cinema di attori che sono praticamente divenuti succubi del proprio personaggio, quando non sono diventati veramente la sua incarnazione...
Un esempio famoso è quello di Bela Lugosi, che dopo aver impersonato Dracula finì quasi per impazzire, dormendo di giorno e vegliando di notte, pallido, sentendosi trasformato in Dracula stesso. O Brett, che finì per avere pericolosissime affinità con Holmes e finì per immedisimarsi troppo in "lui", come lo definiva, fino ad essere ricoverato in clinica psichiatrica per problemi di disturbo bipolare (è vero anche che, se le fonti in rete sono corrette, questi cicli depressivi non erano dati o non erano dati solo dalla sua immedesimazione nel lavoro: anzi, forse questo era stato la conseguenza dei suoi disturbi). Comunque fosse, se le fonti sono corrette, ecco un altro esempio.
Un personaggio che, inesistente, diventa un pericoloso doppio della persona stessa. Ma come è possibile questo?
Forse è possibile su soggetti particolarmente predisposti, ma è anche vero che il cervello è estremamente elastico e malleabile, e un comportamento, se riproposto per molto tempo, diventa acquisito, poi diventa abitudine, e alla fine non ci si rende più nemmeno conto di averlo costruito: entra a far parte del carattere della persona. È fisico, è il principio base sul quale si basa la moderna psicologia.
Ora, si nota come molto spesso sono gli attori riconosciuti migliori in assoluto nell'aver portato sullo schermo, piccolo o grande, un certo personaggio ad essere quelli statisticamente più soggetti. Un attore, nel preparasi, deve legge tutto quanto esiste (almeno in via teorica, poi si fa il possibile) su quel personaggio: scritti, libri, saggi, pareri, articoli, e via dicendo. Deve studiarne l'aspetto fisico, il vestiario, gli usi, le abitudini, i movimenti, i comportamenti e via dicendo. E dopo aver fatto tutto questo deve riproporli. Ma un attore bravo non deve limitarsi a recitare. Deve divenire quel personaggio per poter essere credibile. E cosa succede se per molto tempo, durante le riprese di un film, una persona replica centiana di volte alcune serie di comportamenti? Provando a cambiare qualche semplice abitudine quotidiana si può rendersene conto. Ho l'abitudine di dire troppo frequentemente «cioè»? oppure «per esempio»? va bene, facciamo che da ora non lo dico più. Quanto tempo ci vorrà al cervello per abituarsi? una settimana? due? fra un anno, sarà ancora nel mio carattere ripetere continuamente quelle formule che ho eliminato? certamente no. Si impara in questo modo il portamento, l'eloquio, il galateo... e anche i vizi, le abitudini sbagliate, la volgarità. Si acquisiscono e si perdono anche abitudini di vita in questo modo. È naturale per qualunque essere umano assimilare comportamenti altrui dopo un certo periodo di convivenza. Il metodo migliore per diventare qualcun'altro è fingere di esserlo, perché magicamente dopo qualche tempo la finzione non è più tale ed è divenuta realtà. Il cervello ha cancellato alcuni schemi neurali che erano le vie di accesso a certi comportamenti sostituendole con altri che disegnano altri schemi comportamentali.
Ecco qui che capita agli attori migliori nel fare un certo tipo di personaggio che se ne immedesimano così tanto da cambiare a poco a poco le proprie abitudini di vita. E non è dopotutto così difficile cominciare veramente a credere di essere qualcun altro se esternamente ce ne diamo costantemente la conferma. E più ci diamo la conferma e più diventiamo l'altro. E più siamo l'altro e più vediamo di esserlo e più si rafforza questa immagine. Ed è un circolo vizioso, utilizzato spesso per aiutare la gente in difficoltà con problemi di accettazione di se stessi. Ma un attore che a poco a poco diviene qualcun altro può sfuggire in pazzia o almeno in squilibrio... cosa succede quando si comincia ad applicare questo circolo per esempio al personaggio di Dracula?
 
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Aliseia
view post Posted on 9/1/2011, 14:43




CITAZIONE (Beàtrix @ 8/1/2011, 12:41) 
Ma un attore che a poco a poco diviene qualcun altro può sfuggire in pazzia o almeno in squilibrio... cosa succede quando si comincia ad applicare questo circolo per esempio al personaggio di Dracula?

Attori e patologie mentali...
Bell'argomento.
Svicolo un po' dal tuo bel post.
Gli americani credono nel metodo.
Gli inglesi, i meravigliosi attori inglesi, ci ridono su.
Il grande Dustin Hoffmann correva davvero durante il Maratoneta. Il grande Laurence Olivier gli disse: "Ma non puoi semplicemente recitare?"
Hanno ragione entrambi.
Perché "recitare" non è mica una cosa da poco. E' cambiarsi la pelle. E perciò l'inglese, con il tipico understatement, dice: sto solo lavorando.
Ma è un lavoro che segna.

A proposito degli attori di HP, degli attori adulti, in particolare.
Non c'è dubbio che gran parte di loro siano stati considerati inadeguati dai fans.
Persino il grande Gary Oldman nei panni di Sirius Black. Persino Aln Rickman. Alcune lo hanno amato perché Severus, assorbendo sullo schermo il mistero, il fascino, la dignità di Alan, diventava per loro un "nuovo" Severus.
Altre, per lo stesso motivo, lo rispettano ma non lo amano.
Io me li immagino togliersi in fretta il parruccone, i vestiti da nobile Black un po' demodè, e poi scoppiare a ridere fino a non poterne più.
E ve lo immaginate Jason Isaacs non appena finisce la scena? Quella parrucca bionda lo fa scompisciare di certo.
Eppure ognuno di loro ha trasfuso nel personaggio qualcosa di sé. Non m'importa se sia il personaggio del canon (il mio personale Severus è sempre un ibrido, tra canon e fanon).
Ma Alan ha dato a Piton la sua malinconia "severa", Gary ha di Sirius l'aria guascona, l'orgoglio del sopravvissuto, una certa disperazione sottesa.
E proprio Gary (cito a memoria) raccontò nel Prigioniero "Ad un certo punto io e David eravamo lì, con le bacchette in mano, e ci siamo chiesti: ma cosa stiamo facendo?!"
Gary e David sono grandi amici. Me li immagino guardarsi in faccia, fare una specie di smorfia, e scoppiare in una sana, liberatoria risata.
Irriverenti? Irrispettosi del canon? Il bello è che proprio così io m'immagino i due Malandrini.

I Vampiri attori, poi, sono una delle categorie più delicate di metodo, ispirazione, predestinazione.
Ma per questo rimando all'apposita discussione... QUI

Edited by Aliseia - 10/1/2011, 09:39
 
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Beàtrix
view post Posted on 10/1/2011, 17:34




Penso che sia praticamente inevitabile che un attore trasferisca almeno un po' di se stesso nel personaggio che interpreta. Anche solo perché, al di là di tutti i trucchi di scena a meno di cambiamenti radicali che servono in una relativa minoranza di casi, l'aspetto fisico è il suo, la voce è la sua, i modi sono dopotutto i suoi, anche se sta recitando. Molte volte può capitare di amare un personaggio dopo che è stato portato sullo schermo da un certo attore, oppure di disamarlo dopo averlo visto snaturato. Un attore non riesce comunque mai ad annulalre se stesso a favore del personaggio, è psicologicamente credo impossibile, e trasferisce al personaggio a cui dà il volto il suo carattere e le sue peculiarità.
Quello che però è meno naturale, almeno a prima vista, è quando succede l'inverso.
 
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2 replies since 8/1/2011, 12:41   74 views
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